ATTENZIONE!

In bicicletta dopo il tramonto e in galleria, fuori dai centri abitati è diventato obbligatorio indossare il  giubbino o bretelle rifrangenti (mezz'ora dopo il tramonto e mezz'ora prima dell'alba).

Gli indumenti devono riportare il marchio "CE".

Per chi non indossa il giubbino è prevista una sanzione di 23,00 euro.

Metti il Casco!

 

 

.....................Ho partecipato a tante discussioni sulla sicurezza dei ciclisti. Ho ascoltato e letto opinioni contrastanti, statistiche più o meno assurde, posizioni corporativistiche che accettano il danno collaterale di una testa spaccata piuttosto che la diminuizione del numero di ciclisti in seguito all’obbligo del caschetto, variopinte dissertazioni su quanto siano utili le lucette e i catarifrangenti al buio e varie ed eventuali teorie su cosa sia meglio per salvare la pelle quando si va in bici nel traffico; poi fiumi di parole sulla stesura di opuscoletti, promemoria e manuali di sopravvivenza del ciclista e varie ed eventuali dissertazioni di “esperti” svizzeri, americani, francesi e italiani, tanto si raccatta tutto pur di dar forza alle proprie idee. 
Dopo tanto ascoltare, controbattere, incazzarsi, ragionare, le mie conclusioni sono state illuminanti(per me) e preziosissime per evitare ulteriori perdite di tempo. Le mie conclusioni sul tema sicurezza in bici sono solennemente raccolte in queste quattro elementari parole: sono-tutte-chiacchiere-inutili.
Perchè? Perchè esiste un Codice della strada che definisce chiaramente delle regole e queste regole servono anche e soprattutto alla sicurezza; nel Codice della strada tutto è regolato per filo e per segno anche per il “velocipede”, cioè la bicicletta, quindi l’unica regola da seguire è attenersi alle regole. Chi non lo fa rischia sia una multa, sia un incidente. Punto e basta.
Il resto sono solo chiacchiere per far prendere aria alla bocca o per difendere l’orticello di associazioni o federazioni che a volte sembrano più preoccupate della loro bandiera che della gente che dovrebbero rappresentare.
Il casco? Non è contemplato nel Codice della strada ma comunque chi vuole può ragionare con un semplice sillogismo di livello davvero elementare(non mi permetterei mai di scrivere cose troppo difficili… 
- Il casco è una barriera che si frappone tra la testa e una eventuale superficie di impatto; (premessa maggiore)
- Una testa senza casco batterà direttamente contro la superficie di impatto; (premessa minore)
- A parità di impatto la testa con il casco subirà di certo meno danni di una testa senza casco. (conclusione)
Quindi, lasciando da parte tutte le chiacchiere inutili e le “statistiche tele-comandate”, chi vuole mettere il casco seguendo questo semplicissimo ragionamento logico, lo faccia(io lo metto sempre e lo faccio indossare anche a mio figlio; chi non vuole metterlo inoltrandosi nei meandri oscuri della scienza teorico-statistica scritta a tavolino oppure per un puro gusto della scommessa, faccia pure. La testa è sua… 

 

Metti il Casco!

 

Per quanto sia un dispositivo di sicurezza obbligatorio esclusivamente per i ciclisti delle gare giovanili, e resti di conseguenza solo consigliato per ciclisti professionisti e cicloamatori, il casco può evitare che una caduta abbia gravi conseguenze per chi è in sella, e il suo utilizzo dovrebbe pertanto esser preso in considerazione, se non in città, quantomeno nelle sgambate su strada da parte dei tanti ciclisti domenicali.

Come detto, per chi usa la bici non a scopo agonistico, l’utilizzo del casco non è in Italia obbligatorio. Almeno per il momento. Lo scorso 28 marzo è stata infatti riportata dalle agenzie di stampa la dichiarazione di Alberto Monteverdi, responsabile della comunicazione dell’Ente nazionale italiano di unificazione (Uni), il quale, in seguito al recepimento da parte dei Paesi dell’UE delle nuove norme che stabiliscono diversi parametri costruttivi e requisiti di sicurezza delle biciclette, auspicava “che a livello nazionale si renda obbligatorio l’uso del casco sulle biciclette, come avvenuto quattro anni fa per chi scia sulle piste”.

Obbligatorio o solo consigliato?

Dichiarazione che non ha mancato di creare numerose polemiche, come la risposta piccata da parte della FIAB, principale organizzazione tricolore per la mobilità ciclistica urbana e turistica. Il presidente della FIAB, seguendo la posizione già assunta dalla European Cyclists’ Federation, ha infatti affermato che l’introduzione di un obbligo generico del casco per qualsiasi uso della bicicletta sarebbe controproducente, allontanando di fatto dall’impiego del mezzo di trasporto (del quale ha ribadito il carattere ecologico, salutare ed economico) chi lo utilizza al posto dell’auto per spostamenti cittadini o turistici.

L’uso del casco, sempre secondo la FIAB, dovrebbe invece esser reso obbligatorio per tutte le gare ciclistiche e almeno consigliato per i bambini portati sui seggiolini montati sul lato anteriore o posteriore del mezzo. Da più parti si sottolinea inoltre come l’impiego del casco in città avrebbe scarsa utilità di fatto in caso di cadute, perché alla velocità media cui viaggia una bici nei tratti urbani (in genere non oltre i 20 km/h), le probabilità di danni da cadute non sono alte. In attesa che sulla questione venga fatta un po’ di luce, dunque, l’impiego del casco resta opportuno soprattutto per i bambini e per i percorsi su strada extracittadini, le classiche sgambate fuori porta, nelle quali si toccano anche velocità più sostenute.

A scodella e a fasce

Esistono due tipi di caschi da bici: quelli a scodella e quelli a fasce. I primi, che oggi sono i più diffusi, constano di un corpo unico, che può essere sia arrotondato che allungato sulla nuca (in questo caso nella classica variante tipica del “casco da velocista”, sulla falsariga appunto di quelli dalla foggia aerodinamica impiegati dagli sprinter nelle competizioni ciclistiche su strada e su pista), mentre quelli a fasce sono realizzati con una serie di elementi “girotesta” che si congiungono sulla fronte, sulla nuca e sulla fascia circolare di supporto.

I caschi a scodella, a loro volta, possono essere suddivisi nelle tipologie a guscio duro, con micro guscio o senza guscio. Fermo restando che su tutti questi modelli vengono praticati dalle case produttrici dei fori più o meno grandi per la ventilazione, quelli a guscio duro sono più pesanti degli altri, in virtù di un rivestimento esterno maggiormente resistente, in polistirolo espanso o in fibra di vetro. I caschi con micro guscio presentano invece un rivestimento esterno meno coriaceo dei precedenti, ma comunque in grado di offrire una discreta resistenza agli urti. Sono in compenso anche più leggeri, evidentemente, rispetto a quelli a guscio duro.

Chiudono la gamma dei caschi a scodella quelli privi di guscio, verniciati o rivestiti in tessuto ma senza rivestimento protettivo, e di conseguenza adatti più che altro per i bambini che pedalano a velocità molto limitate. I caschi a fasce sono di concezione sicuramente più tradizionale: esistevano prima di quelli a scodella e stanno venendo, più o meno rapidamente, soppiantati da questi ultimi. Oltre che esteticamente meno accattivanti, infatti, secondo diversi studi risultano meno efficaci nel proteggere il cranio del ciclista dagli urti in caso di cadute. Meglio pertanto concentrare la propria scelta, nell’acquisto di un casco da bici, sui più diffusi modelli a scodella, con il loro taglio aggressivo e colori e forme vivaci.

La scelta: look e omologazioni

Già, perché a sfogliare i cataloghi delle maggiori aziende attive in questo campo c’è solo l’imbarazzo della scelta. Forme sportive che riprendono quelle dei modelli impiegati dai professionisti, con i fori deputati alla ventilazione disposti a formare curati mosaici sulla calotta. Per non parlare poi dei colori: modelli in nero opaco con disegni sulle tempie (fiamme, dadi da gioco, cubi), sinfonie di colori metallizzati e fluo (dal verde acido al rosso ruggine, per arrivare al verde acqua e al gettonatissimo color alluminio). Insomma, casco sì, ma stiloso quanto quelli dei professionisti.

E forse, tra un po’, quanto quello dei colleghi motociclisti. Un discorso a parte meritano i caschi da mountain bike: chi partecipa infatti alle gare, o ama darci dentro con i percorsi sterrati in campagna, può infatti optare per uno dei tanti modelli integrali con visiera (o comunque con mentoniera, per garantirne la stabilità durante i salti) disponibili in commercio. Versione “light”, in altri termini, di quelli da motocross, assicurano una protezione adeguata per chi pratica questo tipo di sport. Ma l’estetica, nella scelta del casco, non può essere l’unico fattore determinante. È importante valutare infatti quali tipi di omologazioni siano presentate dal modello che si intende acquistare.

Dopo una certa incertezza in materia, protrattasi per anni con vari standard (ANSI, FCI.) spesso non ritenuti abbastanza affidabili, oggi vige in materia una normativa dell’unione europea per “l’omologazione dei caschi per uso ciclistico”, la EN1078. Approvata nel 1997, questa normativa (che, per la cronaca, disciplina i caschi utilizzabili sia in bici che su pattini e skateboard) prevede una serie di regole cui i caschi da bici devono attenersi, in termini di design, campo visivo lasciato libero all’utilizzatore, resistenza dei materiali, meccanismo di rilascio rapido del cinturino, durata e perfino colori. È bene accertarsi pertanto, prima di procedere con l’acquisto, che il modello di casco cui si è interessati disponga sia omologato EN1078.

La taglia e il cinturino

Altro elemento importante da valutare in sede di acquisto è la taglia. Solo un casco che aderisca perfettamente al cranio di chi lo indossa può offrire a quest’ultimo un’adeguata protezione dagli urti. A tal fine, alcune aziende producono modelli in diverse misure (le indicazioni relative sono in genere in centimetri) o nelle varianti “uomo” e “donna”, mentre altre offrono dei modelli standard, resi però “adattabili” alla diversa conformazione del cranio del ciclista grazie agli spaziatori, in buona sostanza degli elementi in polistirolo espanso inseribili all’interno del casco per colmarne i vuoti.

Un breve test “empirico” prima dell’acquisto (basta in altri termini indossare il casco e provare ad agitare il cranio in avanti e all’indietro, da destra a sinistra) permetterà quindi di capire quanto il casco resti incollato alla testa: nel caso tenda a scivolare verso la nuca, in avanti sul naso o su uno dei lati, evidentemente il modello non è adeguato, e sarà il caso di dirottare la propria attenzione su una taglia minore o su un modello a taglia unica dotato di spaziatori più efficaci in quel caso specifico.

Molta attenzione è inoltre necessaria nella valutazione del cinturino. Per essere omologato EN1078 (vedi sopra), il casco deve disporre di cinturino a rilascio rapido, con una struttura a clip, ma molti modelli non omologati in commercio presentano ancora un vecchio sistema a ganci, che rende scomodo tanto indossare il casco quanto sfilarselo al termine dell’attività. Il che non è un fattore da poco conto. Una volta acquistato il casco, infine, va ricordato che anche per i caschi da bici vale la regola d’oro che si applica ai caschi motociclistici, in caso di caduta, il casco che ha subito un impatto va sostituito, perché in seguito all’urto anche un casco non lesionato esteriormente può non essere in grado di continuare a svolgere adeguatamente il proprio compito.

Caratteristiche optional

Un buon casco, oltre che bello e colorato, deve essere quindi resistente (meglio, per andare sul sicuro, se omologato secondo lo standard EN1078) e aderire bene al cranio. Ma oltre a questi elementi per così dire standard, vanno segnalate le numerose caratteristiche aggiuntive che i maggiori produttori di caschi da bici sono oggi in grado di offrire. Frutto, nella stragrande maggioranza dei casi, di un’applicazione alla produzione di massa di principi e tecniche elaborati nella costruzione dei modelli da professionisti, questi accorgimenti permettono al casco di risultare più pratico e più sicuro in caso di urti.

È possibile citare, ad esempio, il “Retention system” dei caschi Briko, che consiste in uno speciale blocco del cinturino che fa sì che il casco non si sposti dalla sua posizione originale nel caso di una caduta, continuando a proteggere così la testa del ciclista nel modo ideale. O, ancora, sistemi pensati per distribuire in modo uniforme la forza dell’impatto sull’intera superficie del casco, o canali di ventilazione appositamente studiati per aiutare a tenere bassa la temperatura all’interno del casco.

Proprio questo fattore, più che il patema di vedersi i capelli spettinati, rappresenta del resto da sempre uno dei maggiori ostacoli alla diffusione del casco tra i ciclisti. In un’attività fisica intensa come l’andare in bici (laddove la temperatura corporea sale facilmente anche nel caso di andature contenute), al casco viene tradizionalmente imputato di far scaldare eccessivamente il cranio del cicloamatore. Tanto più nelle calde giornate d’estate, quando a al calore generato dallo sforzo fisico va aggiunto un riscaldamento “dall’esterno” operato dal sole, con il risultato di far diventare bollente la testa avvolta dal casco. I nuovi materiali impiegati, e la continua ricerca nel design dei caschi, mirano però oggi, per l’appunto, a rendere maggiormente comodo il loro impiego anche sotto questo punto di vista.

 

Alcuni consigli indispensabili per la sicurezza su due ruote!

Come garantire la sicurezza durante un tour in mountain bike
La sicurezza è una cosa molto importante per qualsiasi attività, sportiva o ludica che intraprendiamo!
Bastono pochi accorgimenti per essere sicuri sulle due ruote e come sempre prudenza e buon senso.

La cosa fondamentale per non rischiare è essere equipaggiati in modo corretto! È importante che la bici sia in ordine, i freni oliati e controllati, pedali, manubrio, ruote ok.

Assicurato il perfetto funzionamento della bici, dobbiamo pensare anche agli eventuali incidenti, portare con voi il necessario per aggiustare una gomma, oliare un po’ i freni o stringere una vite vi aiuterà in caso di necessità!

Per quanto riguarda voi non dimenticate di indossare il casco ed eventuali altre protezioni come ginocchiere e guanti.

La prudenza e l’attenzione poi garantiranno un tour sereno e senza incidenti!
Seguite le indicazioni e vedrete che il vostro mountain bike tour sarà davvero indimenticabile!
 

 

6 consigli per ciclisti

 

 
  • Consiglio 1: adattate la velocità alle vostre capacità e badate alla situazione del traffico e alle caratteristiche del sottosuolo
  • Consiglio 2: quasi tutti i sentieri in Alto Adige sono riservati agli escursionisti. Salutate cordialmente e nel pieno rispetto e dategli in ogni situazione la precedenza.
  • Consiglio 3: per salire una sella alta aiuta molto a pedalate. Per scendere invece è un ostacolo: il centro di gravità viene posto troppo sulla ruota anteriore, provocando incidenti. Per questo: giù con la sella e postare il centro di gravità sulla ruota posteriore.
  • Consiglio 4: per proteggervi mettetevi sempre un casco e non dimenticare di spalmarvi con crema solare!
  • Consiglio 5: andare in bici è solo divertente se il vostro materiale è di alta qualità. Controllate spesso freni e ruote!
  • Consiglio 6: Rispettate la segnaletica e guidate con prudenza e non bevete alcolici!