Ciclocross

 

  NORMATIVA

 

 

Ciclocross

 Le gare [modifica]

Le competizioni consistono in circuiti fuori strada, molto brevi (da 2 a 5 km) ripetuti più volte, (su erba, sterrato e con ostacoli) dalle durate variabili secondo le categorie in gara : 25 min. se agonisti esordienti, 30 min. se Allievi, 40 min. se juniores 1 hr se Under23 e da 1hr. a 70 min. se Elite. La distanza della gara non è prefissata: ne viene stabilita la durata dalla giuria, sulla base del tempo dei primi due giri per far durare la gara per un tempo prevedibile. La formula delle gare a tempo (e non su distanza prefissata) è utilizzata anche nel motocross.

I percorsi sono generalmente in prati e boschi, con brevissimi tratti in asfalto (solitamente il solo rettilineo d'arrivo), con un fondo e una pendenza continuamente variabili, salite e discese brevi e molto ripide, molte curve angolate e talvolta tratti su sentiero stretto, dove passa una sola bicicletta per volta (il cosiddetto "single-track", noto ai praticanti della mountain bike). La caratteristica principale dei tracciati è la loro estrema variabilità: le sezioni (salite, discese, scalinate ecc.) sono brevissime, durano una manciata di secondi, costringendo i corridori a una continua attenzione e a una grande adattabilità. I terreni sui quali si corre sono: prato, fango, sabbia e asfalto. Solitamente il percorso è più scorrevole di quello delle gare di cross-country in MTB, inoltre vengono evitati i terreni rocciosi o con grandi salti, dato che le bici da ciclocross non sono ammortizzate.

Davide Vecchio

 
 
 
Gara amatoriale di ciclocross

 

Durante le corse, spesso il corridore è costretto (a causa delle pendenze o della presenza di fango) a scendere dalla bici e superare l'ostacolo a piedi, trasportando la bici in spalla. Solitamente circa il 90% del tracciato è percorribile in sella alla bicicletta.

Durante le gare è permesso cambiare bicicletta e ricevere assistenza tecnica su punti del percorso prestabiliti dalla giuria. Dal 1999 in Coppa del Mondo e nelle gare internazionali è stata introdotta una vera e propria pit-lane: non sono rari i casi in cui un corridore, in condizioni particolarmente critiche, abbia cambiato il mezzo praticamente a ogni giro.

Negli anni i percorsi delle gare di ciclocross sono diventati sempre più veloci, per evitare distacchi eccessivi che rendessero l'esito della gara scontato dopo pochi minuti. L'utilizzo di ostacoli artificiali è la prassi: secondo regolamenti dell'UCI, la loro altezza massima è 40 cm e si possono porre solo due ostacoli successivi. L'altezza è tale da scoraggiare i tentativi di salto (il "bunny hop") rimanendo in sella al proprio mezzo: lo spirito del ciclocross, infatti, è correre con la bici in spalla.

Storia e attualità [modifica]

Le origini di questo sport risalgono ai primi del Novecento: d'inverno i ciclisti, per tenersi in forma, passavano con le loro bici nei prati. In questo modo allenavano e mettevano alla prova la forza muscolare, il fiato e la capacità di guida del mezzo, alternando alla pedalata i momenti in cui bisognava correre per scavalcare i fossi o superare salite troppo ripide.

Octave Lapize fu uno dei primi a praticare questo tipo di allenamento e a "inventare" la tipica corsa con la bicicletta sulle spalle. La Francia fu la culla di questo sport: nel 1902 furono organizzati i primi campionati nazionali, sotto la guida di Daniel Gousseau e Géo Lefèvre, quest'ultimo ideatore del Tour. Negli anni seguenti il ciclocross (ancora con l'accezione di "ciclocross pedestre") si diffuse in Belgio, Svizzera, Spagna, Italia, Lussemburgo. La prima gara internazionale fu "Le Critérium International de Cross-Country Cyclo-Pédestre", tenutosi a Parigi nel 1924.

Solo negli anni '40 l'UCI (Unione Ciclistica Internazionale) cominciò a regolare il ciclocross. Il primo campionato mondiale si tenne a Parigi nel 1950 (vincitore: Jean Robic). I francesi dominarono le prime 9 edizioni, dal 1950 al 1958; il loro dominio fu interrotto da Renato Longo, che vinse nel 1959 e si ripeté nel 1962, 1964, 1965 e 1967. Eric De Vlaeminck dominò letteralmente la scena negli anni Sessanta e Settanta, vincendo il titolo mondiale nel 1966, 1968, 1969, 1970, 1971, 1972, 1973: un vero cannibale della specialità, negli anni del più famoso Cannibale, Eddy Merckx. Sia pure con risultati meno eclatanti, anche suo fratello Roger si ritagliò il suo posto nella storia di questa disciplina, conquistando l'iride nel 1975. Il Gitano si distinse sicuramente di più nel ciclismo su strada, con le sue quattro vittorie nella Parigi-Roubaix: la sua abilità straordinaria nella conduzione del mezzo era però dovuta anche alla pratica di questa specialità.

Negli anni Settanta il ciclocross si è diffuso molto anche negli Stati Uniti: il livello è tuttavia più basso di quello delle gare europee e sono pochissimi i corridori americani che partecipano alle gare di Coppa del Mondo, del Superprestige e del Mondiale, le tre competizioni più importanti. Ai mondiali il primo successo americano è arrivato nel 1999 con il titolo di Matthew Kelly nella gara giovanile, mentre il miglior numero di medaglie a stelle e strisce s'è verificato nel 2007 nella città belga di Hooglede con tre secondi posti: nella gara maschile professionistica Jonathan Page è stato sconfitto dal belga Erwin Vervecken, nella gara femminile Katie Compton ha perso di un secondo contro la francese Maryline Salvetat e nella gara maschile junior Danny Summerhill è stato battuto da un altro belga, Joeri Adams.

In una specialità dominata dai belgi, lo svizzero Albert Zweifel si dimostrò vincente e longevo, con 5 vittorie nella massima competizione mondiale (1976, 1977, 1978, 1979, 1986).

Nel ciclocross gli italiani sono stati presenti a fasi alterne: dopo il dominatore degli anni Sessanta, Renato Longo, l'Italia ha dovuto aspettare 30 anni per vedere un altro azzurro vincere, nel 1997 a Monaco (Germania). Daniele Pontoni è stato il portacolori italiano negli anni Novanta.

Attualmente l'Italia può contare su Enrico Franzoi e Marco Aurelio Fontana.

Sven Nys, il "cannibale" del ciclocross

Il ciclocross risente, meno degli altri sport, della globalizzazione: i belgi (Sven Nys, Bart Wellens, Erwin Vervecken), gli olandesi (con l'attuale campione mondiale, il giovanissimo Lars Boom), e i francesi (John Gadret sono nazioni con una tradizione consolidata; la Repubblica Ceca ha due rappresentanti di alto livello (Zdenek Stybar e Radomir Simunek jr: quest'ultimo è figlio di Radomir Simunek, campione del mondo nel 1991).

La donna più titolata di sempre a livello mondiale è la tedesca Hanka Kupfernagel con quattro ori e alcune medaglie minori, seguita con due titoli mondiali ed altre medaglie minori dalla francese Laurence Leboucher.

Tecnica [modifica]

Le biciclette utilizzate sono molto simili alle bici da corsa: leggere, con ruote sottili, ma più robuste e meno rigide, e pneumatici dotati di tasselli più o meno pronunciati. Le misure del telaio da ciclocross, a confronto di una bici da strada, sono più compatte. Il movimento centrale è più alto da terra (per evitare meglio gli ostacoli), carro posteriore e forcella anteriore sono più larghe per evitare che il fango blocchi le ruote durante la competizione; per lo stesso motivo vengono normalmente utilizzati freni di tipo cantilever. Sono inoltre utilizzate corone anteriori con dentatura inferiore a quella normalmente usata nel ciclismo su strada per poter usufruire di rapporti più corti per affrontare le asperità del terreno in maniera più facile.

L'abbigliamento da ciclocross è leggermente differente da quello da strada: solitamente, infatti, i corridori indossano un body aderente simile a quello usato nelle competizioni a cronometro su strada. Questa scelta non è dovuta a ragioni aerodinamiche (nel CX le velocità medie sono inferiori ai 30 km/h) ma per permettere una maggiore libertà di movimento ed evitare che i vestiti si impiglino in rami o rovi. Le scarpe sono quelle da mountain bike, con attacco a sgancio rapido con piastrina metallica: è necessario infatti sganciare spesso i piedi dai pedali per superare ostacoli, fossi, scalinate; bisogna correre per lunghi tratti; la tacchetta in plastica utilizzata nel ciclismo su strada è troppo fragile e funzionerebbe male con il fango.