DOPING: UNA MALE ETICO SOCIALE E CULTURALE
 
I GRAVI DANNI CAUSATI DAL DOPING, RILEVATI NEI CENTRI DI PRONTO SOCCORSO

In coda alla presentazione di film o saggi letterari, viene spesso specificato che i fatti e le persone citate, non fanno riferimento a cose realmente accadute…………………..vorremmo poterlo scrivere anche noi…. ma è così ! Per un’ovvia questione di “privacy” verranno omessi i riferimenti alle sedi dei fatti e alle persone interessate, ma quello che leggerete nelle seguenti righe è tutto realmente accaduto…..o peggio ancora… accade ogni giorno !


Grazie al mio lavoro, ho la fortuna di collaborare con molti medici sportivi, che, contrariamente a molti loro colleghi, mettono a disposizione il loro sapere e la loro professionalità al servizio e tutela della salute degli atleti. Uno di questi medici si occupa anche di un Centro di Pronto Soccorso (DEA) dove ovviamente arrivano spesso casi “particolari”.


E’ ormai consueto constatare che tra i ricoverati d’ urgenza, ci sono spesso molti sportivi o ex sportivi !? E non parliamo di ricoveri per traumi, o patologie direttamente legate alla pratica sportiva, parliamo di ricoveri per urgenze che nulla hanno a vedere con lo sport !


A questo punto una domanda sorge spontanea: ma lo sport non è salute, ma chi fa sport non dovrebbe essere una persona sana, anzi molto “in forma” ? In teoria si, ma in pratica purtroppo no: è evidente come siano ormai numerosi i casi di sportivi ricoverati d’urgenza per patologie cardio-respiratorie, per problemi gastro intestinali, per non parlare poi di veri e propri “infarti” o comunque disturbi molto gravi a livello endocrino !


Se, come in tutte le analisi sulle patologie, prendiamo di riferimento la casistica clinica, sembra impossibile osservare come, in un campione così ridotto (la popolazione sportiva), che oltretutto presenta una predisposizione praticamente nulla a tali “malesseri”, possano essere verificati così tanti casi di affezione ! E’ a questo punto ovvia una diretta relazione tra la pratica di terapie assolutamente vietate e l’assunzione di numerosissimi farmaci, che nulla hanno a che vedere con lo sport.


In alcune zone d’Italia, è così diffuso l’uso di alcune sostanze, che quasi se ne parla liberamente, quasi fossero normali integratori. C’è un mercato illegale che ormai non può essere più definito “sotterraneo”, ma che tutti i giorni e alla luce del giorno spaccia e fornisce sostanze a migliaia di sportivi. Solo per farvi capire come da una piaga sportiva, possiamo far riferimento ad un vero e proprio male sociale, voglio citarvi questo fatto realmente accaduto pochi giorni fa.


Proprio presso il Pronto Soccorso di cui parlavamo prima, si presenta un ragazzo molto muscoloso con un ascesso alla muscolatura del gluteo. Ovviamente i medici pensano subito ad un iniezione intramuscolare mal fatta, ma per dovere di indagine, preferiscono far effettuare al ragazzo un ecocardiogramma (visto il rischio di endocardite che può provocare un ascesso) e altri controlli correlati. Dall’ECO viene rilevato un cuore di dimensioni quasi doppie rispetto alla norma (cardiomiopatia ipertrofica), ma non solo ! L’ECO poi passa all’addome, dove il fegato, risulta ingrossato tanto da arrivare fino all’ombelico, mentre la milza scende addirittura sotto le costole.


Ma cosa è successo? O questo “sportivo” è stato rapito da alieni e sottoposto a cure di raggi laser e onde d’urto a base di steroidi, oppure, come ovviamente è stato, l’assunzione massiccia e prolungata di GH o sostanze simili, ha causato lo spettacolare quadro clinico appena descritto.


Conclusione
: Ricovero d’urgenza in cardiologia per 20 giorni, migliaia di accertamenti e cure. A parte il danno fisico (ovviamente oltre al rischio gravissimo ed immediato, la persona in questione riporterà per tutta la vita evidenti problemi e limitazioni), ma pensate a quanto tutto questo è costato in termini economici alla comunità ! Mi è stato riferito che, mal contati, ci vorranno almeno 20 mila euro per tutte le analisi fatte, per i giorni di ospedale e per le particolarissime cure che la persona dovrà ricevere; a questi dobbiamo poi aggiungere tutti i farmaci che, chissà per quanto, e ovviamente passati dalla mutua, questo soggetto dovrà continuare ad assumere per un controllo e mantenimento della pressione, colesterolo, glicemia ecc. ecc.


Provate a pensare in tutto il paese quante “persone” ci sono che combinano cose simili, e provate a fare un calcolo anche indicativo di quanto tutto questo costa alle tasche pubbliche. Quanti sono i casi di Tumori, di anomalie gravi, che compaiono anche dopo molti anni, causate da un uso scorretto e illecito di sostanze dopanti?


Mancano soldi per le strutture, per la ricerca, a volte proprio per le cure e analisi dirette di molte persone, senza contare che se prendiamo in considerazione la situazione mondiale della sanità, esistono paesi dove nemmeno ci sono soldi per i farmaci più comuni. E con tutto questo noi dobbiamo spendere cifre allucinanti per curare una persona che ha commesso una grave frode sportiva, ha acquistato illecitamente sostanze vietate, ha fatto del male a se stesso…..per non parlare poi di tutto quello che potremmo scrivere e aggiungere sull’etica e sulla morale della cosa !


Sono molto arrabbiato, deluso e molto altro ancora, per tutto quello che ogni giorno accade, per tutto ciò a cui nessuno sta facendo attenzione. Vorrei scrivere altre migliaia di righe, ma penso che ognuno di voi saprà e potrà ragionare e cogliere le dovute considerazioni e conclusioni.


Saverio Ottolini

-Diplomato I.S.E.F.,
-Preparatore atletico per Ciclismo, Mountainbike, Atletica, Triathlon,
-Direttore Sportivo F.C.I. ,
-Maestro Mountainbike F.C.I.,
-Istruttore Federale Atletica F.ID.A.L.
-Specializzato in valutazione funzionale, analisi dei fattori della prestazione, gestione, programmazione e ottimizzazione dell’allenamento, gestione globale dell’atleta e dei team in generale.
-Gestore e Responsabile Centro di Valutazione Funzionale e Preparazione Atletica “SPORT ATTITUDE” (Verbania).
-Ricercatore in fisiologia sportiva, biomeccanica e discipline scientifiche applicate allo sport

 

 

02 agosto 2010

 

 

Sport, contro il doping una borraccia trasparente al giro d'Italia

 
Sport, contro il doping una borraccia trasparente al giro d'Italia
Roma, 11 mag - Una borraccia trasparente con il logo della presidenza del Consiglio sarà uno degli oggetti più numerosi, tra quelli che accompagneranno gli atleti del Giro d'Italia di quest'anno, che ha preso il via da qualche giorno sulle strade d'Olanda. Come è noto, il ciclismo da tempo è sotto l'occhio del ciclone a causa dei numerosi casi di doping da cui viene funestato ogni anno. Per questo, l'Ufficio dello sport di Palazzo Chigi ha pensato di associare alla corsa popolare d'Italia una campagna, dal titolo “Niente doping, solo sport”, che si rivolge a tutte le discipline sportive italiane e, cosa importante, a tutto il movimento, con un attenzione particolare ai dilettanti, che, statistiche alla mano, cadono più spesso nella tentazione del doping. L'iniziativa è stata presentata stamani nella sede del governo, alla presenza dei sottosegretari alla presidenza del Consiglio Gianni Letta, Paolo Bonaiuti e Rocco Crimi, oltre che del presidente del Coni Gianni Petrucci, del direttore di Radiouno Antonio Preziosi e del presidente del Cip Luca Pancalli.

 

“Il ciclismo – ha detto Gianni Letta avviando l'iniziativa - è lo sport più bello del mondo per chi, come me, ha vissuto l'epopea di Coppi e Bartali, e il dramma di Pantani. Quando Bartali perdeva io piangevo. In casa ci eravamo divisi tra bartaliani e coppiani. Il ciclismo era per noi la proiezione di un sogno, e tanti di noi hanno cercato di seguire l'esempio di questi campioni, cercando di fare bicicletta. Poi – ha ricordato il sottosegretario - la vicenda di Pantani ha mostrato che la realtà era un po' diversa, e oggi l'immagine corrente è che non si possa fare ciclismo senza aiutarsi in qualche modo, ed è triste, perché è la negazione dei valori dello sport. Ma è necessario – ha aggiunto - riportare il ciclismo ai valori sportivi, liberandolo da quell'immagine che le si è andata a sovrapporre. Mi sono sentito umiliato – ha concluso - quando abbiamo dovuto restituire una medaglia per doping”. A Rocco Crimi, al quale è affidato l'Ufficio governativo per lo Sport, è toccato spiegare i dettagli della campagna: “Durante le tappe del giro d'Italia verranno distribuite 30mila borracce trasparenti e si faranno interventi radiofonici per sensibilizzare la popolazione. Il ciclismo è lo sport maggiormente toccato dalla piaga del doping. Il doping è frode, il doping è illegale e nuoce alla salute. L'Italia – ha sottolineato - è un paese all'avanguardia nella lotta al doping. Ogni anno ci sono 13mila controlli. Nel ciclismo abbiamo l'1,5 per cento di casi positivi tra i professionisti, ma quando passiamo al semiprofessionismo, i risultati sono allarmanti: 12,5 per cento. Un atleta addirittura è stato trovato positivo a sette sostanze. Come governo – ha concluso Crimi - abbiamo alzato la guardia proprio su questo fenomeno”.

Il ministero della Salute Ferruccio Fazio ha illustrato i dati sulla diffusione del doping e ha annunciato l'arrivo di una nuova figura professionale di contrasto al doping: “Negli ultimi due anni c'è stata una grande collaborazione tra istituzioni federali e ministero della Salute, nell'ambito delle gare non professionistiche, perché è in questo ambito che esiste il problema più grave. Noi abbiamo una commissione con composizione paritetica, assieme all'Ufficio per lo sport del Governo. La percentuale dei positivi del 2008 tra i semiprofessionisti è stata di più del 4 per cento. Anche per questo, abbiamo istituito la figura dell'ispettore investigativo antidoping. Un compito che i Nas svolgeranno dopo aver fatto un corso, e potranno così effettuare controlli durante le competizioni. I Nas hanno una caratteristica unica: sono ufficiali di polizia sanitaria e giudiziaria allo stesso tempo”. Dal mondo dello sport, è arrivato il ringraziamento della massima autorità, vale a dire il presidente del Coni Gianni Petrucci: “Ancora una volta – ha detto - il governo ha dato dimostrazione di vicinanza allo sport, ma soprattutto di volontà di pulizia. In questo, il Coni è sempre stato in prima linea. Il mondo del ciclismo è un mondo che sta facendo un duro lavoro. Fazio è stato a noi sempre vicino, in tutte le iniziative. Ringraziamo con grande affetto i Nas, che ci hanno sempre aiutato pur nella reciproca autonomia. Un risultato sportivo in meno, va bene se serve a combattere il doping. A questo proposito – ha aggiunto Petrucci - chiedo che le federazioni internazionali impongano un numero minimo di controlli antidoping. Noi di controlli ne facciamo tanto, ecco perché in Italia ci sono casi di doping e da altre parti no”. Al sottosegretario Bonaiuti il compito, come sempre, di individuare il tema più incisivo per la relativa campagna di comunicazione: “Forniremo lo spot che dovrà passare ai giovani il valore dello sport contro il doping. La montagna, il colle, è l'ostacolo da superare nella vita, è la vita stessa, è la fatica. E il valore della vita non si può sporcare in nessun modo, anche se la tentazione della scorciatoia è sempre in agguato. Bisogna dire ai giovani – ha concluso Bonaiuti - che il valore della vita permane tutt'oggi”.

DOPING? No grazie!

 

 

 

 

 
 
  Norme Sportive antidoping

 

 

 

SETTORE ANTIDOPING

ESENZIONI TERAPEUTICHE - DICHIARAZIONI D’USO TERAPEUTICO
NUOVA DISCIPLINA 2009
 


I SOLI ATLETI INSERITI NELL’RTP (REGISTERED TESTING POOL - GRUPPO REGISTRATO PER I CONTROLLI) DELL’UCI


Devono richiedere le esenzioni terapeutiche TUEs all’UCI (ricordiamo che sono ammesse soltanto le standard, non esistono più le abbreviate). Per l’uso di corticosteroidi per via non sistemica (vale a dire per iniezione intrarticolare, periarticolare, epidurale ed intradermica e per via inalatoria) il Regolamento UCI dispone che sia inviata dichiarazione d’uso via ADAMS non appena si inizia la somministrazione della sostanza. L’uso della sostanza va dichiarata sul verbale del controllo antidoping

I PROFESSIONISTI EX LEGGE 91/81 E GLI ATLETI INSERITI NELL’RTP DEL CONI-NADO
Devono richiedere le esenzioni terapeutiche TUEs direttamente al CEFT DEL CONI (ricordiamo che sono ammesse soltanto le standard, dal 1 gennaio 2009 sono state abolite le esenzioni abbreviate)
La richiesta, inviata per raccomandata A/R, deve contenere:
modulistica TUE debitamente compilata;
• documentazione comprovante la diagnosi, comprensiva dei risultati degli accertamenti specifici della patologia in essere;
• copia del certificato di idoneità all’attività agonistica;
Informativa e consenso sottoscritti dall’atleta
 [www.coni.it/antidoping_Informativa, consenso e cogenza];
• la dichiarazione di un medico con specializzazione nel trattamento della patologia in questione [www.coni.it/antidoping_Modulistica: Scheda per il medico specialista.pdf].
Si sottolinea che nel caso di atleta asmatico soggetto a TUE che utilizza una terapia inalatoria associativa di glucocorticosteroidi e Beta2-agonisti, il glucocorticosteroide deve essere inserito nella sezione “4. Terapia” insieme ai Beta2-agonisti. Ciò varrà come dichiarazione d’uso per il glucocorticosteroide.

GLI STESSI ATLETI PROFESSIONISTI E RTP CONI-NADO
Solo in caso di somministrazione di corticosteroidi per via non sistemica, devono inoltrare alla PROCURA ANTIDOPING DEL CONI una DUT – dichiarazione d’uso terapeutico corredata da idonea documentazione medica non appena comincia la somministrazione della sostanza ovvero nel più breve tempo possibile e sempre nel rispetto del Codice WADA. L’uso della sostanza deve essere dichiarato sul verbale del controllo antidoping. (vedere Norme Sportive Antidoping del CONI –NADO sul sito FCI e CONI)”

TUTTI GLI ALTRI ATLETI (OVVERO QUELLI CHE NON SONO PROFESSIONISTI, NON SONO INSERITI NELL’RTP DELL’UCI, NON SONO INSERITI NELL’RTP DEL CONI-NADO)
Devono inviare la DUT - dichiarazione d’uso terapeutico alla PROCURA ANTIDOPING DEL CONI entro sette giorni lavorativi dopo essere stati sottoposti al controllo antidoping, secondo le modalità indicate nelle Norme Sportive Antidoping del CONI e nel modulo apposito (si trovano sul sito della FCI e del CONI)
 
 

 

 

Baby campione e dopato "Così mi davano di tutto"

Eugenio Bani, diciannovenne pisano, è una promessa del ciclismo italiano. Squalificato per 21 mesi, ora racconta tutto e denuncia. Con nomi e cognomi di EUGENIO CAPODACQUA
Il commento: Poco sport, troppa farmacia
La replica: la lettera della Procura Antidoping

Baby campione e dopato "Così mi davano di tutto"

LUNATA (LUCCA) - Era ed è ancora considerato uno dei talenti emergenti del ciclismo giovanile. Una sorta di Ivan Basso in fieri, già inserito nella rosa azzurra. Ma Eugenio Bani, diciannove anni, pisano, fisico statuario da passista veloce, da due stagioni nel ciclismo degli "Under 18", i dilettanti una volte definiti "puri", è finito d'improvviso nel tunnel del doping. Gonadotropina corionica, un ormone femminile, usato nello sport maschile per stimolare la produzione endogena del testosterone, l'ormone della forza. Un caso grave che vale all'atleta una squalifica di 21 mesi. Ma un caso emblematico della pessima situazione in cui versa buona parte del ciclismo giovanile, nonostante anni di scandali, campioni dopati e appelli a ripulire l'ambiente partendo dalla base. Ancora oggi il pedale diventa subito sinonimo di farmacia, anche ai primissimi gradini, e resta feroce il sospetto di "trattamenti" totali, complessivi, cioè di squadra.

Impressionante, anche volendo limitarsi al lecito, ciò che emerge dai verbali della Procura Coni: endovene, fiale intramuscolari, ricostituenti, acido folico, vitamine, antidolorifici, eccitanti, siringhe già confezionate e pronte all'uso conservate in frigo. Una "terapia" globale, fatta a tutta la squadra, confessa l'atleta. Una cura che comincia prima della gara (antidolorifici), si sviluppa durante - "pasticche di caffeina (una volta vietata, oggi di libero uso ndr) per il finale di corsa" assicura Bani - per concludersi al dopo gara con la cosiddetta "integrazione".

Bani cosa è successo?
"Sono stato trovato positivo al campionato italiano l'estate scorsa e non so perché. Non ho mai fatto alcuna cura a casa, né iniezioni, né altro; i miei genitori non sanno neppure cos'è una medicina. Gli unici a somministrarmi qualcosa sono stati quelli della squadra".

Punture o che altro?
"Punture e pasticche, iniezioni endovenose, tutto quello che serve per recuperare, mi dicevano".

Ma lei andava da un medico molto discusso, la sua era una società molto chiacchierata.
"Ci andavo fino all'anno scorso e solo a fare i test".

Non le è mai venuto un dubbio, un sospetto?
"Il fatto è che devi fidarti della squadra (l'Ambra Cavallini Vangi, una delle formazioni giovanili più in vista, ndr). E poi la storia era cominciata prima, quando non avevo ancora 18 anni. Chi ci faceva più caso? Non puoi non fidarti perché quello è il sistema. Altrimenti non trovi posto né lì né in nessun'altra squadra. Sono convinto che è così in tante se non proprio in tutte le formazioni giovanili. E' il sistema che è corrotto e ci corrompe, noi siamo costretti ad andare dietro a queste cose altrimenti non si arriva".
Sta dicendo che la responsabilità è dei suoi dirigenti?
"Io so solo che non ho mai assunto nulla al di fuori di quello che mi ha dato la squadra".

Come avveniva la cura?
"Una volta la settimana si andava nel ritiro di Empoli Bagnara e lì ci praticavano le iniezioni".

Chi faceva le punture?
"Un ex infermiere e un altro dirigente, responsabile della squadra".

Anche persone non abilitate alla pratica, quindi. Di che medicine si trattava?

"Dicevano che erano vitamine, venivano prese nel frigorifero, erano in siringhe già confezionate. Io ho chiesto tante volte cosa ci fosse dentro e sempre mi rassicuravano: ricostituenti per riprendere le forze. Alla fine uno cosa deve fare? Si fida".

Le iniezioni le faceva anche quando era minorenne?

"Sì. Era normale, l'ho detto. Ma non le facevo solo io, anche gli altri compagni".

Lei è stato interrogato dalla Procura del Coni. Ha collaborato?

"Ho raccontato tutto, ho fatto nomi e cognomi di tutte le persone coinvolte. Ma mi è sembrato non fossero molto interessati mentre parlavo. Chi beveva qualcosa, chi era al telefono... Mi è parso di parlare a vuoto".

Davvero incredibile un simile atteggiamento. Come lo spiega?

"Non saprei. So che dirigenti della mia squadra avevano ottimi rapporti con dirigenti della federazione".

E allora? Avrebbero preferito punire solo l'atleta? Un sospetto pesante, il suo.
"Lo so, ma la cosa non può non far riflettere. Io da solo non mi sono dopato".

Se fosse vero vorrebbe dire che il sistema di controllo è manipolabile e corrotto. Una situazione senza speranza.

"No, senza speranza no. Bisogna partire da qui per rivedere tutto. Quello che è capitato a me può capitare a chiunque. Sono convinto di non essere il solo ad aver assunto senza saperlo quella sostanza. Solo che io sono trovato positivo. Ma un mio compagno di squadra è svenuto due volte in corsa; dunque queste cure non è che facessero proprio bene".

Ora cosa farà?

"Voglio tornare a correre. Per questo mi sono rivolto a Ivano Fanini che mi ha offerto il suo appoggio e, dopo la squalifica, vestirò le insegne dell'Amore & Vita. Sono pulito. So di avere le qualità giuste, voglio dimostrare che si può fare ciclismo pulito anche ad alto livello. E ci riuscirò".
 


(5 gennaio 2010)